Trapianto
Tra le cure che un bonsai richiede, il trapianto occupa una posizione di grande importanza, sia per la salute dell’albero, che dipende in larga misura da una buona funzionalità dell’apparato radicale, sia da un punto di vista estetico, poiché è grazie alla potatura di radici che l’albero può gradualmente adattarsi ad un vaso di piccole dimensioni che ne valorizzi l’impressione di maturità e maestosità, come pure l’appartenenza ad un peculiare ambiente naturale.
La frequenza del trapianto, così come la scelta della terra e della sua granulometria, dipendono dalla specie e dalle sue caratteristiche; a questo proposito si rimanda alla voce “Rinvaso” di ciascuna delle essenze presentate nella sezione "Schede di cura".
Perché è necessario
Esistono molte ragioni per le quali è importante trapiantare un bonsai, ragioni che dipendono dalla sua stessa definizione: albero in vaso. Se si lascia crescere un albero per troppo tempo nello stesso vaso senza toccarlo, in pochi anni le radici saranno cresciute tanto da riempire totalmente il contenitore, impedendo il passaggio di acqua ed aria. Senza questi elementi le radici non possono né respirare, né assorbire le sostanze nutritive di cui necessitano e questo causa l’inevitabile morte della pianta. Prima di arrivare a questa irrimediabile fase, è possibile che si verifichi un marciume radicale, provocato dalla mancanza di ossigeno nel substrato. Inoltre, le radici invecchiando si ingrosseranno tanto che il contenitore non sarà più l’ambiente adeguato per lo sviluppo della pianta, mentre i grani del substrato si ridurranno di spessore fino a diventare polvere: questo significa che il substrato perde la sua capacità di trattenere acqua, aria e nutrimento. Il trapianto e la potatura dell’apparato radicale hanno proprio la funzione di rinnovare la terra e ringiovanire le radici.
Oltre ai motivi legati alla coltivazione il trapianto, e più precisamente la potatura di radici, ha un’importante funzione estetica: migliorare l’aspetto della base del tronco (nebari), che è indice di maturità e maestosità dell’albero
Rapporto fra rami e radici
Poiché le radici vivono sotto terra, l’unica occasione per verificare direttamente il loro stato di salute è il trapianto. Tuttavia è possibile dedurne lo sviluppo osservando la chioma dell’albero, poiché radici e chioma sono strettamente correlati, tanto da poter affermare che la chioma è lo specchio delle radici. Se la chioma è poco ramificata, il ceppo sarà costituito da poche radici grosse; se al contrario è molto ramificata le radici saranno abbondanti e sottili.
Quando la crescita della parte aerea è stentata ed i rami cominciano a perdere i germogli interni è segno che lo sviluppo delle radici è rallentato da condizioni sfavorevoli nella terra (terra compatta, drenaggio scarso). È tempo di trapiantare!
Epoca adatta al trapianto
Il periodo migliore per trapiantare le caducifoglie è quando le gemme iniziano a gonfiarsi, generalmente all’inizio della primavera; per le conifere e le specie sempreverdi (sia da interno che da esterno) la primavera inoltrata.
Per le specie della famiglia delle Rosaceae è spesso consigliato il trapianto a fine estate, momento in cui si limita la propagazione della batteriosi (cancro delle radici), cui alcune specie sono particolarmente soggette (per esempio il Chaenomeles japonica).
È sconsigliabile trapiantare nel corso della stagione vegetativa, poiché si disturba lo sviluppo dei germogli; altrettanto sconsigliabile è il trapianto in tardo autunno, poiché il freddo che può seguire all’intervento non consentirebbe la stabilizzazione dell’apparato radicale prima dei rigori dell’inverno.
Se fosse necessario operare fuori dai periodi adeguati è importante intervenire con attenzione e cautela, per non causare interruzioni nella funzionalità dell’apparato radicale. Alberi trapiantati di recente saranno da proteggere in inverno in serra fredda.
Va ricordato inoltre che, rinvasando i bonsai da fiore prima della fioritura, si rischia di compromettere la fioritura dell’anno in corso.
Frequenza dei trapianti
La frequenza dei trapianti dipende molto dalla specie e dal vigore di crescita individuale.
In linea generale, le radici delle specie a fogliame denso crescono più rapidamente rispetto a quelle di specie a fogliame rado. Le caducifoglie di solito richiedono trapianti più frequenti rispetto alle conifere e così pure gli esemplari giovani rispetto a quelli più maturi. Le radici di un albero sano saturano il vaso molto più rapidamente di quelle di un albero stentato.
Orientativamente la frequenza di rinvaso per bonsai in buone condizioni di salute è la seguente: ogni 1-2 anni le giovani caducifoglie ed i bonsai da fiore; ogni 2-3 anni le giovani conifere; ogni 3-4 anni i bonsai maturi di caducifoglia; ogni 4-5 anni i bonsai maturi di conifera.
Il primo trapianto
Quando si raccoglie una pianta in natura o si acquista in vivaio bisogna trasformare il suo ceppo, costituito da radici lunghe e grosse, in una massa abbondante di radici fini. Si può quindi affermare che la prima potatura di radici sia la più importante. Se durante il primo trapianto si taglia una grossa radice il più possibile vicino alla base del tronco dal taglio si svilupperanno abbondanti radici fini. Si ricordi che le radici grosse tendono a continuare ad allungarsi, consumano grosse quantità di sostanze per lo sviluppo dei tessuti, consumano spazio nel vaso e sono poco funzionali. Con la graduale eliminazione delle grosse radici si stimola la formazione di radici sottili, più funzionali. Poiché quando si raccoglie un albero bisogna potarlo, si approfitta del fatto che avrà bisogno di meno acqua dopo la potatura, tagliando le radici grosse e preservando quelle fini. È sempre buona regola rispettare un’adeguata proporzione fra rami e radici: un ceppo equilibrato faciliterà la crescita di una bella chioma.
Procedura: lo strato superficiale
Togliere lo strato superficiale di terra serve a controllare e migliorare le condizioni di salute delle radici in superficie. Occorre innanzitutto ripulire il tronco ed il nebari dal muschio e da eventuali tracce di calcare, in modo che la corteccia esposta all'aria possa assumere l'aspetto maturo della corteccia sul tronco. Per questa operazione si può usare lo spazzolino di plastica o, nei punti più difficili, il bastoncino di legno. Togliendo lo strato superficiale di terra si rimuovono i residui di concime, i detriti e le tracce di calcare che ostacolano il drenaggio. È consigliabile usare il bastoncino in posizione orizzontale, facendo scivolare delicatamente la terra deteriorata dal tronco verso l'esterno; la delicatezza è cruciale per questo strato superficiale, dove normalmente si sviluppano abbondanti radici fini, estremamente fragili. Quando il bastoncino raggiunge la massa più compatta di radici non conviene insistere oltre, passando invece a districare la zona laterale del ceppo. In caso di alberi giovani o materiale da vivaio il lavoro sullo strato superficiale, combinato con l'eliminazione graduale di tutte le radici grosse e lunghe, che crescono verso il basso, stimolano lo sviluppo di radici sottili direttamente dalla base del tronco, favorendo la formazione di un buon nebari, vale a dire quell'effetto di allargamento del tronco alla base, che è segno distintivo di un albero maturo, vecchio e maestoso. Si abbia cura di proteggere lo strato superficiale della terra, soprattutto dopo il trapianto, con sfagno sminuzzato o muschio naturale, per mantenere l'umidità e favorire così lo sviluppo di radici superficiali.
Procedura: come districare il ceppo
Districare il ceppo di radici, portando le radici lunghe verso l’esterno, è molto importante: occorre agire con attenzione e non con forza. È assolutamente sbagliato tagliare le radici prima di averle districate! Dopo aver rimosso la terra dello strato superficiale, si districa la zona laterale ed infine quella inferiore del ceppo; con il bastoncino la terra cadrà facilmente, soprattutto se abbastanza asciutta. Non è consigliabile districare le radici con il rastrellino, a meno che siano talmente compatte da non riuscire con altri sistemi; nel caso fosse necessario si infilano i denti nella terra, tirando con delicatezza fino a quando le radici non saranno libere. Si eviti di tirare verso il basso cercando di aprire il ceppo: se i peli radicali rimangono esposti all'aria si seccano istantaneamente! Ad ogni trapianto è consigliabile conservare intatta una parte del ceppo per garantire la continuità di funzionalità delle radici. È molto importante seguire questi consigli, perché le radici si potrebbero danneggiare e purtroppo, non potendole vedere, ci si accorgerebbe del danno solo con la successiva sofferenza della pianta.
Procedura: potatura delle radici
Le radici districate vanno potate usando forbici ben affilate: interamente, dalla base, le radici in marcescenza o morte (vecchie); il più possibile i fittoni, mantenendo, tuttavia, un sufficiente volume di radici attive per evitare di mettere in pericolo la vita dell'albero. Allo scopo di ottenere una rapida ricrescita delle nuove radici è consigliabile potare i fittoni dalla base con il taglio rivolto verso il basso.
Quanto togliere della terra vecchia e potare le radici esattamente dipende dalla specie e dal vigore dell’albero. In linea generale, le latifoglie a crescita rapida tollerano una potatura di radici più aggressiva rispetto alle conifere, come pure gli alberi giovani rispetto a quelli maturi. Se le radici presentano una crescita stentata o sono sofferenti a causa di una malattia, è bene eliminare le parti infette e ciò che ha provocato l'indebolimento, potando solo leggermente le radici sane.
Dopo l’eliminazione delle radici grosse e lunghe si cimano tutte le radici rimaste esposte all’aria, tornando fino al ceppo protetto dalla terra, con l'obiettivo di favorire la ramificazione delle radici, lasciando uno spazio sufficiente tra le pareti interne del vaso e il nuovo ceppo radicale, che accolga la nuova crescita delle radici (circa 1-3 cm secondo le dimensioni del vaso).
Qualora occorra sostituire la terra vecchia nella zona centrale del ceppo è possibile praticare un’apertura a cuneo nel ceppo, scegliendo una zona carente di capillari o dove maggiormente si concentrano le radici più grosse (fittoni), districando le radici in questa zona fino alla base del tronco (questo è necessario soprattutto quando l’interno del ceppo è molto compatto). Nei trapianti successivi l’apertura a cuneo sarà praticata in zone diverse, fino alla graduale sostituzione di tutta la vecchia terra ed alla graduale eliminazione dei fittoni nella zona più interna del ceppo.
Procedura: posa in vaso
Una volta potate le radici, l’albero è pronto per la posa in vaso.
A tale scopo il contenitore sarà già stato preparato fissando la retina ai fori di drenaggio e predisponendo i fili per l’ancoraggio della pianta. Sul fondo sarà stato disposto un sottile strato di terra di coltivazione, con un’aggiunta a cunetta nel punto in cui dovrà essere collocato il ceppo. Bisogna prestare particolare attenzione alla posizione dell’albero nel vaso: la posizione ideale è sulla mezzeria longitudinale, leggermente spostato a destra o a sinistra, lasciando cioè uno spazio maggiore nella direzione del movimento (flusso) del tronco.
La pianta viene allora appoggiata sopra la cunetta, spingendo delicatamente il ceppo verso il basso con movimento rotatorio, perché non rimangano sacche d’aria sotto il ceppo. Controllata la posizione dell’albero dal fronte (l’albero mostra il preciso fronte scelto), dal lato (il tronco è verticale e posto sulla mezzeria longitudinale) e verificato che la base del tronco sia visibile appena sopra il bordo del vaso, si consolida la posizione versando terra intorno alle radici, quindi si stringono i fili di fissaggio sullo spigolo del ceppo, due estremità sul fronte e due sul lato posteriore.
Si completa il riempimento del vaso con la terra, avendo cura di far penetrare i grani in tutti gli spazi vuoti, utilizzando un bastoncino che va fatto roteare delicatamente nella terra o picchiettando energicamente sulle pareti del vaso.
Sullo strato di terra superficiale si dispone quindi dello sfagno sminuzzato o del muschio naturale, allo scopo di mantenere sufficiente umidità, favorendo lo sviluppo delle radici superficiali.
Terminata la posa in vaso, l’albero dovrà essere annaffiato, fino a quando l’acqua fuoriesce limpida dai fori di drenaggio.
Dopo il trapianto è consigliabile riparare l’albero dal vento, che è causa di disidratazione e, muovendo l'albero appena rinvasato, danneggia i nuovi peli radicali in formazione. Per almeno sei settimane si eviterà di concimarlo.
L’importanza del fissaggio dell’albero al vaso
Il fissaggio dell’albero al vaso è un passaggio essenziale del trapianto.
Quando un albero è stato trapiantato di recente il vento, un colpo involontario o un incidente possono strapparlo dal vaso, poiché le radici potate non sono in grado di sostenerlo. Inoltre le nuove e fragili radici sono facilmente danneggiate da qualsiasi movimento dell’albero nel vaso. Per questo non si può trascurare un saldo ed accurato fissaggio al vaso. Generalmente si utilizzano due fili di alluminio ramato di diametro 1,5 mm (2 mm per alberi dal tronco poderoso), passati attraverso i fori di drenaggio, che bloccano il ceppo sul fronte e sul lato posteriore, a sufficiente distanza dal tronco per non danneggiare il nebari e in modo che il filo rimanga poi sotto la terra. Le estremità si stringono sullo spigolo del ceppo. Si ricordi di tirare le estremità con le pinze prima di torcere il filo, in modo da non agire mai due volte sullo stesso punto, rischiando così la rottura, che obbligherebbe a ripetere l’intero lavoro.
Note sulla scelta del vaso
Esistono infinite forme di vasi per bonsai. Il motivo è semplice: ogni bonsai è unico, così come lo è un quadro per il quale esistono tante cornici diverse per materiale, colore, forma, misure. Per l’utilizzo con i bonsai bisogna per prima cosa osservarne il materiale. Se l’albero non deve rimanere a lungo nello stesso vaso quello di terra cotta è il migliore per la sua porosità, che consente l’eliminazione dell’acqua in eccesso. Quelli fabbricati in grès sono molto resistenti e quindi hanno una lunga durata. Tuttavia sono meno porosi, quindi i fori di drenaggio devono essere grossi e ben posizionati. In secondo luogo la scelta del vaso dipende dal volume di radici che ogni albero possiede in base alla specie ed alle dimensioni. Gli alberi da frutto e le specie che consumano acqua in abbondanza hanno normalmente bisogno di vasi più profondi. In terzo luogo bisogna scegliere la larghezza del vaso in proporzione alla dimensione dell’albero. La maggior parte degli alberi stanno bene in vasi che misurano circa 2/3 o 3/4 dell’altezza o della larghezza della pianta. La scelta della forma del vaso è abbastanza personale, anche se esistono forme specifiche per gli stili classici dei bonsai. È bene tener presente, comunque, che l’albero è l’elemento più importante e il vaso ne è un complemento, anche se fondamentale. Non si usano, quindi, vasi troppo colorati o con colori troppo brillanti, ma si preferiscono in tinta unita e opachi. Secondo le norme generali si scelgono vasi non smaltati per le conifere, le tonalità del blu e del verde per le caducifoglie e vasi bianchi, blu, rossastri per gli alberi da fiore e frutto. Vasi non smaltati o con colori pastello sono i più indicati per contenere alberi vecchi o con corteccia rugosa ed interessante, avendo cura che l’aspetto della corteccia armonizzi con il vaso.
Attrezzi ed accessori per il trapianto
Retina, filo e tronchesino per filo: la retina, il tronchesino ed il filo vengono impiegati per la preparazione del vaso.
Tavolo girevole: molto utile per lavorare i bonsai, poiché permette una rapida visione e un facile accesso a tutti i lati dell’albero.
Setaccio: dotato di una base in comune e di più fondi a maglie diverse, consente di ottenere terra di granulometria uniforme secondo le esigenze.
Convogliatori: disponibili in diverse misure, si impiegano per raccogliere e quindi versare la terra nel vaso. Possono essere dotati di una rete di vaglio su un lato per consentire l’eliminazione dei residui di polvere.
Paletta - pinzetta: utile in operazioni come svasare la pianta, ritoccare la superficie della terra, collocare il muschio ecc.; la pinzetta si utilizza, ad esempio, per togliere le erbacce dalla terra, togliere gli aghi dei Pini, pinzare i germogli ecc.
Rastrellino - pinzetta: serve a districare la zolla che si presenterà come un ammasso intricato di radici.
Rastrellino - paletta: serve a districare la zolla che si presenterà come un ammasso intricato di radici.
Bastoncino di bambù: serve per districare il ceppo e soprattutto per evitare la formazione di sacche d’aria fra le radici quando esse vengono ricoperte dalla nuova terra: si ruota delicatamente il bastoncino tra le radici per far penetrare uniformemente i grani di terra.
Paletta: si usa per livellare la superficie del terreno, dopo che il bonsai è stato trapiantato.
Scopina: si usa per togliere l’eccesso di terra dal vaso, prima di livellarla.
Spazzolino: serve per ripulire la corteccia alla base del tronco.
Il trapianto passo dopo passo
La pianta è stata preparata per il trapianto, ossia: potata, eventualmente avvolta con il filo e modellata.
Viene scelto il vaso più appropriato, selezione che si effettua in base alla specie, allo stile ed alla dimensione della pianta da trapiantare.
Vengono disposte sopra i fori di drenaggio le retine, fissandole con del filo e vengono collocati i fili che serviranno per ancorare la pianta al vaso.
Viene preparata e setacciata la terra adeguata e ne viene disteso un sottile strato sul fondo, predisponendo una cunetta nel punto in cui sarà posizionato il ceppo. In caso di vasi profondi o per alberi in stile cascata può essere utile prevedere uno strato di drenaggio di grossa granulometria.
La pianta viene tolta dal vaso con cautela, cercando di non danneggiare il ceppo.
Il ceppo radicale viene trattato nello strato superficiale (migliorando esteticamente il nebari), districato sui lati e sul fondo avendo cura di portare le radici lunghe verso l’esterno, senza perdere terra nel cuore del ceppo.
Vengono quindi potate le radici grosse e lunghe il più possibile vicino alla base del tronco; infine vengono cimate tutte le radici rimaste esposte all’aria, tornando fino al ceppo protetto dalla terra.
L’albero viene quindi posizionato nel vaso secondo il disegno previsto; il ceppo viene consolidato con l’aggiunta di terra e infine fissato, stringendo le estremità dei fili con le pinze.
Si completa il riempimento del vaso. Roteando un bastoncino nella terra o picchiettando energicamente sulle pareti del vaso si fanno penetrare i grani in modo uniforme in ogni spazio del vaso e tra le radici. Lo strato superficiale viene quindi livellato con la spatolina, inumidito e coperto con sfagno sminuzzato o muschio naturale a protezione delle radici superficiali.
Si procede alla prima annaffiatura abbondante, finché l’acqua fuoriesce limpida dai fori di drenaggio; quindi si forza il drenaggio per togliere l’acqua in eccesso (inclinando il vaso).
Infine si consolida lo strato di sfagno pressando con cura.
Il trapianto è terminato, non resta che collocare l’albero in posizione riparata dal vento fino al totale recupero di funzionalità delle radici, nebulizzando frequentemente la parte aerea e lasciando asciugare la terra prima di procedere ad una nuova annaffiatura.
Situazioni di stress per le radici
Come già detto, la chioma è lo specchio delle radici e il sintomo inequivocabile che il trapianto è necessario è lo stato di debolezza della pianta, manifestato dalle foglie e dalle gemme. Il primo allarme viene dall’annaffiatura: osservando attentamente l’albero al momento di bagnarlo si nota che l’acqua drena troppo velocemente senza arrivare al centro del ceppo; l’acqua ristagna in superficie tardando più del solito ad essere assorbita; l’acqua fuoriesce dal bordo del vaso senza bagnare il terreno; dopo l’annaffiatura, schiacciando tra due dita il terreno superficiale, rimane impastato. Se uno di questi sintomi dovesse verificarsi, il trapianto è necessario, poiché il substrato non è più adeguato.
Esistono altri indizi per cui si rende necessario il trapianto: il ceppo si alza oltre il bordo del vaso; anche annaffiando molto sembra che il terriccio rimanga sempre secco; il bonsai presenta chiari sintomi di marciume alle radici; perdita dei rametti interni e in alcuni casi di grossi rami primari.
Marciume radicale. Le cause di questo fenomeno sono: l’eccesso d'acqua o l’invecchiamento del terreno che impediscono la circolazione dell’ossigeno nel ceppo di radici. Può essere fatale per la pianta se non si rimedia in tempo.
Vaso colmo di radici. Le cause sono: troppo tempo senza rinvaso; rinvaso effettuato senza tagliare abbastanza radici; non aver cambiato la terra all’ultimo rinvaso. Si evidenzia quando: l’acqua non drena bene; il terreno non si asciuga o tarda ad assorbire l’acqua; si seccano rami e foglie.
I segreti del maestro
Il periodo migliore per il trapianto di latifoglie è quando le gemme cominciano a gonfiarsi, all’inizio della primavera.
Per le conifere (crescita lenta) si interviene con il trapianto a primavera inoltrata, quando la temperatura più mite favorisce il recupero della funzionalità delle radici.
Nella preparazione del contenitore sopra ad ogni foro di drenaggio deve essere posta una retina, fissata con filo di alluminio, per evitare che la terra fuoriesca e che penetrino nel vaso insetti indesiderati.
La pianta va sempre fissata saldamente al vaso.
Le radici vanno districate e potate con cura, evitando di lasciare i fragili peli radicali esposti all'aria, che ne provoca l'immediata disidratazione.
Dopo il rinvaso sarà necessario riparare la pianta dal vento, dannoso perché causa di disidratazione e perché muovendo la pianta appena rinvasata danneggia i nuovi peli radicali in formazione.
Non deve essere somministrato concime fino al completo recupero della funzionalità dell’apparato radicale (la terra asciuga ad intervalli regolari e i germogli riprendono a crescere). Iniziare con una concimazione blanda.