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Annaffiatura

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Quando le radici lasciano il suolo per essere contenute nello spazio limitato di un vaso diventa completa responsabilità di chi accudisce il bonsai provvedere al rifornimento di acqua, in misura tale da consentire un’ottimale ed ininterrotta attività di assorbimento da parte dell’apparato radicale. In questo modo possono arrivare alle foglie tutti gli ingredienti necessari allo svolgimento della fotosintesi e di tutti gli altri processi metabolici che avvengono nelle foglie nel corso delle ore di luce della giornata. Tuttavia non bisogna trascurare la necessaria presenza di ossigeno nella terra per la respirazione delle radici, processo che trasforma gli zuccheri prodotti dalle foglie in energia spendibile per la crescita e per tutte le altre funzioni vitali delle radici.
Ogni amatore attento è ben consapevole della difficoltà di annaffiare nella maniera appropriata secondo le esigenze delle singole piante (specie, età, grado di formazione della ramificazione e di sviluppo delle radici, condizioni di salute, stato della terra, tipologia di vaso), rispetto alle caratteristiche ambientali del luogo in cui si trovano (altitudine, latitudine, esposizione), in considerazione delle condizioni meteorologiche non soltanto stagionali, ma anche quotidiane.


Strumenti per annaffiare

L’annaffiatoio, munito all’estremità di un soffione o rosetta a fori sottili, in modo che l'acqua cadendo a pioggia bagni il terreno senza compattarlo o spazzarlo via, è lo strumento migliore da utilizzare in caso si possieda una collezione composta da cinque-dieci esemplari. Gli annaffiatoi più comunemente utilizzati sono in rame o in plastica.
La canna, munita anch’essa all’estremità di soffione, è lo strumento ottimale per annaffiare un’ampia collezione.
I bonsai si possono anche bagnare per immersione: il vaso viene immerso in un recipiente pieno d'acqua, in modo che l’acqua oltrepassi leggermente il bordo del vaso. Questo sistema è particolarmente consigliabile per bonsai in attesa di trapianto, con terra compatta o satura di radici. In questi casi l'acqua penetra lentamente e con difficoltà, pertanto conviene immergerli e aspettare che l'acqua sia assorbita fino al cuore del ceppo (quando le bolle d'aria smettono di venire a galla).

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Il nebulizzatore, che non va considerato uno strumento base per l’annaffiatura, ma complementare a quelli sopra descritti, serve per rinfrescare e ripulire dalla polvere l’apparato fogliare.
Durante l’inverno, a causa dell’ambiente secco presente nelle abitazioni, la nebulizzazione è una pratica quotidiana consigliata per la salute dei bonsai da interno.

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Quando annaffiare

Il metodo migliore per sapere se una pianta ha bisogno o meno d’acqua è quello di appoggiare la mano sulla superficie del terreno: quando è asciutta si bagna.
Le annaffiature vanno regolate secondo la stagione: in inverno, durante la fase di riposo della pianta, saranno meno frequenti, mentre saranno più frequenti in primavera-estate e fino all'autunno.
In inverno conviene bagnare i bonsai da esterno nelle ore più calde della mattinata (facendo scolare l’eccesso), in modo che l’acqua possa essere utilizzata dalla pianta prima di eventuali gelate notturne.
Durante i periodi caldi è consigliabile annaffiare di prima mattina, in modo che l'albero abbia piena disponibilità di acqua quando l'intensa attività di fotosintesi ne richiede maggiore consumo e quando la traspirazione è più elevata.
L'annaffiatura serale è sempre da evitare, poiché durante la notte l'albero non svolge la fotosintesi e l'acqua non assorbita dalle radici ristagna nel vaso, creando altresì un ambiente favorevole allo sviluppo dei funghi.
Nel tardo pomeriggio delle calde giornate estive gli alberi apprezzano particolarmente una doccia sulla chioma (hamizu), che toglie la polvere e le impurità che si depositano sulle foglie e ripristina l'umidità sufficiente per giungere fino all'annaffiatura vera e propria della mattina successiva.


Quanta acqua fornire

Considerando che lo strato superficiale e quello più profondo della terra nel vaso asciugano con tempi ragionevolmente diversi, i maestri giapponesi hanno elaborato un sistema di annaffiatura che tiene conto di questa differenza, l’annaffiatura in tre passaggi. In linea di principio il primo passaggio ripristina l’umidità nello strato superficiale, il secondo passaggio agisce anche sullo strato intermedio, mentre con il terzo si ottiene un risultato comparabile all’annaffiatura per immersione, con l’acqua che fuoriesce dai fori di drenaggio. Quando si opta per i tre passaggi, quindi, è bene inclinare il vaso per forzare il drenaggio dell’acqua in eccesso (come nel caso dell’immersione) che si accumula sul fondo del vaso, in modo che anche lo strato più profondo del vaso possa presentare condizioni di presenza di umidità ed ossigeno ottimali perché l’intero spazio all’interno del vaso possa essere efficacemente utilizzato dalle radici per l’assorbimento e la crescita.
Se si applica il sistema per immersione (alberi con terra compatta e satura di radici) si lascia l’albero nel recipiente d’acqua fino a quando le bolle d'aria smettono di venire a galla, forzando poi il drenaggio dell’acqua in eccesso. Conviene sottolineare che forzare il drenaggio inclinando il vaso è particolarmente importante in caso di vasi che drenano con difficoltà (per esempio quelli con fori di drenaggio piccoli), quando la terra compatta e satura di radici è bagnata per immersione, se la specie soffre i ristagni d'acqua o le radici non sono pienamente funzionali ed infine quando si bagna in inverno.

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Che tipo di acqua utilizzare

In generale è possibile affermare che l’annaffiatura con acqua simile all’acqua piovana permette di reidratare il terreno senza modificarne la composizione chimica.
Un’acqua troppo dura può modificare il grado di acidità del terreno e produrre depositi calcarei. Una soluzione al problema dell’acqua dura è quella di utilizzare il Decalcificante Bonsan nelle dosi consigliate.
È preferibile, inoltre, annaffiare con acqua a temperatura ambiente per evitare shock termici all’apparato radicale.


Eccesso e mancanza d’acqua

Se la siccità può danneggiare un albero, l’eccesso d’acqua può essere altrettanto dannoso; quando la terra è inzuppata l'attività delle radici si arresta, fino alla morte per asfissia, per mancanza d’ossigeno. Quando le radici sono inattive l'acqua continua ad evaporare dalle foglie, ma non essendo ripristinata con l'acqua assorbita dalle radici finisce per lasciare i tessuti disidratati, sebbene il terreno appaia ancora inzuppato.
Allo stesso modo, se nel terreno manca completamente umidità anche per un breve periodo di tempo, i peli radicali si seccano: la pianta muore, anche in questo caso per disidratazione.
In alcuni casi, in funzione del tempo per il quale si protrae la siccità o la mancanza di ossigeno, questa situazione è reversibile. Ma come è necessario procedere?

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Se la terra è asciutta si bagna abbondantemente a doccia, in modo da ripristinare l'umidità nella terra e rinfrescare la chioma disidratata; quindi si elimina l'acqua in eccesso inclinando il vaso e si colloca l'albero in posizione fresca e riparata dal vento, nebulizzando frequentemente la chioma per favorire il recupero; per l'annaffiatura vera e propria della terra si aspetterà invece che lo strato superficiale appaia nuovamente asciutto, segno del recupero dell'attività di assorbimento da parte delle radici.
Se la terra è bagnata si pone un cuneo di legno sotto il vaso in modo da forzare il drenaggio, si nebulizza frequentemente la chioma per favorirne il recupero e si attende che la terra asciughi prima di procedere nuovamente all'annaffiatura della terra.
Gradualmente, con il recupero delle radici, la terra si asciugherà in tempi più brevi, fino a tornare alla normalità; l'albero potrà allora essere collocato nella sua normale posizione.
A volte anche circostanze legate al clima possono disidratare l’albero: ad esempio una giornata estiva di vento caldo e asciutto.
È bene sapere che la temperatura ottimale per l’assorbimento dell’acqua da parte delle radici si aggira intorno ai 20°C fino al massimo ai 30°C: oltre tale valore le radici non sono più in grado di assorbire l’acqua.
Il vento caldo e asciutto causa una maggiore perdita di umidità dalle foglie che però non può essere sufficientemente rifornita dalle radici, la cui attività è rallentata dall'elevata temperatura ambientale.
Annaffiare a fondo in queste condizioni può solo peggiorare la situazione. La soluzione migliore è quella di collocare l’albero in posizione fresca, umida e ben riparata dal vento, nebulizzando frequentemente la chioma e ripristinando l'umidità della terra. In questo modo si ridurrà la traspirazione e si abbasserà la temperatura all’interno del vaso.
Un ultimo accorgimento: durante i lunghi periodi piovosi è bene inclinare il vaso utilizzando un cuneo di legno, in modo da forzare il drenaggio evitando il ristagno dell'acqua.

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Cosa fare con un albero disidratato
  1. Collocare in posizione fresca e riparata dal vento.
  2. Nebulizzare la chioma.
  3. Bagnare la terra per immersione.
  4. Togliere tutta l'acqua in eccesso inclinando il vaso.
  5. Annaffiare nuovamente la terra solo quando asciutta in superficie.
  6. Non provocare ulteriore stress (non trapiantare, non concimare, non defogliare ecc.).

Eccezioni alle regole

Alcune specie, come Salice, Glicine e Taxodium, richiedono molta acqua durante il periodo estivo: è bene collocare i vasi sopra un vassoio contenente ghiaia e acqua, evitando tuttavia il contatto diretto tra acqua e radici.
I bonsai shohin, a causa dei loro piccoli vasi, si asciugano molto rapidamente in estate: è consigliabile collocarli in posizione fresca, su di un vassoio contenente ghiaia e acqua, in modo che i vasetti rimangano interrati per circa metà della loro altezza nella ghiaia stessa.
Se il bonsai è fiorito, si eviti di bagnare dall'alto e di nebulizzare la chioma, poiché si provocherebbe una rapida caduta dei fiori.

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I segreti del maestro

Controllare quotidianamente l’umidità della terra.
Lasciare asciugare la terra tra un'annaffiatura e l’altra e quindi bagnare solo nel momento in cui la superficie risulta asciutta al tatto.
Evitare di utilizzare acqua troppo calcarea, aggiungendovi del decalcificante o facendola depositare prima dell'uso.
Usare acqua a temperatura ambiente.
Evitare di annaffiare alla sera.
Ricordare che l'eccesso d'acqua è dannoso quanto la mancanza d'acqua ed i sintomi sono similari.
Bagnare per immersione i vasi con terra molto compatta o satura di radici, altrimenti l'acqua non arriva a penetrare fino al cuore del ceppo; quindi forzare il drenaggio dell’acqua in eccesso.
Forzare il drenaggio in caso di piogge prolungate.
In inverno bagnare nelle ore più calde della giornata forzando il drenaggio dell’acqua in eccesso.


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